Libri. In anteprima a Trame “Il Divo e il giornalista” sull’omicidio Pecorelli

giulio andreotti pecorelli

Il libro “Il Divo e il Giornalista – Giulio Andreotti e l’omicidio di Carmine Pecorelli: frammenti di un processo dimenticato“ di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno (Morlacchi Editore) sarà presentato, in anteprima, con il coordinamento di Valter Vecellio, sabato 17 marzo 2018 alle 18 nel Palazzo del Capitano del Perdono di Santa Maria degli Angeli nell’ambito di Trame Festival, rassegna di letteratura gialla.

Una singolare rilettura dei fatti collocati per la prima volta in un contesto tanto ampio da comprendere lo stragismo neofascista, il terrorismo delle Brigate Rosse, la guerra scatenata da Cosa Nostra contro lo Stato. E, in questo quadro, la centralità del “memoriale segreto” di Aldo Moro (a 40 anni dalla sua uccisione da parte della B.R.) come movente di un delitto rimasto irrisolto tra misteri e depistaggi. Una serie di interessi storici, curiosità e di aneddoti, mai raccontati, su alcuni dei protagonisti della vicenda giudiziaria , ricostruisce le fasi salienti delle indagini, dopo l’agguato mortale del 20 marzo 1979  in via Orazio a Roma a Carmine Pecorelli, e  i momenti più significativi del dibattimento con sei imputati eccellenti: il sette volte capo del governo Giulio Andreotti, il magistrato e senatore Claudio Vitalone, i mafiosi Gaetano Badalamenti, Pippo Calò e Angelo la Barbera, e l’ex Nar nei ranghi della Banda della Magliana, Massimo Carminati.



Tutti assolti, alla fine. Ma la Corte di Cassazione ha stabilito, apponendo una “pietra miliare”: che la pista seguita dai pubblici ministeri perugini, praticamente, non aveva alternative a quella seguita e ricostruita. E sono proprio il Procuratore Generale di Perugia, Fausto Cardella, e il Procuratore capo di Spoleto, Alessandro Cannevale, all’epoca sui banchi dell’accusa, a firmare  due interessanti prefazioni con  le loro inedite analisi. Il  libro di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno è in sostanza, una sorta di specchio della lunga notte Italiana che va dalla fine degli anni sessanta ai primi degli anni novanta. Immagini, frammenti che gli autori hanno voluto recuperare perché non se ne perda la memoria di un processo che, troppo rapidamente, è finito nel cestino delle cose da dimenticare, dopo che tutto è stato semplificato nella parola “assoluzione”.

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